Una giovane donna, “la Romanina”, la sua voce e la sua tragica morte alla vigilia del suo più grande trionfo danno forma alla storia di due grandi opere della musica antica. Il ‘Lamento d’Arianna’ e la ‘Sestina’ di Claudio Monteverdi, numerose lettere superstiti e una nuova composizione di Lukas Huber servono a Voces Suaves e alla regista Deda Cristina Colonna come materiale e copertina per un’opera di teatro musicale dedicata a questa giovane donna, che ha contribuito a scrivere la storia della musica.   (Tradotto dal programma di sala) Alla fine, ecco la sua tomba e ciò che resta è la famosa Sestina di Monteverdi, tra madrigali più toccanti della storia della musica. Il suo titolo completo è Lagrime d’amante al sepolcro dell’amata ed è divisa in sei strofe. Sei parole chiave si ritrovano nei versi e creano un secondo livello di significato: ‘tomba’, ‘cielo’, ‘terra’, ‘seno’, ‘pianto’, ‘Glauco’. Queste parole strutturano la nostra ricerca di Caterina Martinelli. Tracciamo un arco dall’opera Dafne di Marco Da Gagliano, in cui Caterina Martinelli ha debuttato nel ruolo di Venere, al Lamento d’Arianna, che Monteverdi praticamente scrisse per lei, fino a questa sestina, commissionata a Monteverdi dal principe di Mantova in occasione della sua morte. Doveva essere una giovane donna molto speciale, con tutte le varie personalità che le si affollavano intorno. Nel nostro lavoro si trova incastonata  una nuova opera musicale di Lukas Huber, in cui si uniscono contenuto e linguaggio. Le lettere di quel periodo si dipanano come una superficie testuale, creando un suono che emerge interamente dalle lettere in cui viene negoziato il destino di Caterina Martinelli. La giovane donna è inizialmente oggetto  di manovre tra uomini potenti. Una talentuosa ragazza romana la cui verginità viene verificata più volte durante il viaggio verso Mantova; un soggiorno a Firenze viene annullato per paura per la sua incolumità. A Mantova la accompagnano in ogni passo e la mettono al sicuro presso il maestro Monteverdi, che ha famiglia. Quindi esce dalla sua influenza esterna. Poco prima della sua morte festeggia in modo esuberante il carnevale, beve vini pesanti e forse lì si prende il vaiolo. Il cast l’aspetta con impazienza alle prove de L’Arianna, i Gonzaga sono costantemente informati sul suo stato di salute e Monteverdi si sarà forse chiesto se il suo ‘lasciatemi morire’, che apre il lamento d’Arianna non sia stato troppo profetico. Poco dopo Caterina Martinelli  muore e con la sua morte diventa un monumento. Come l’albero di alloro nel mito di Dafne. I frammenti di testo utilizzati provengono da lettere relative all’arrivo e alla morte di Caterina Martinelli. Gli originali si trovano nell’Archivio Gonzaga di Mantova e sono in gran parte raccolti in un articolo di Edmond Strainchamps: The Life and Death of Caterina Martinelli: New Light on Monteverdi’s “Arianna” Edmond Strainchamps in: Early Music History, 1985, Vol. 5
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