La splendida pittura e la vita apparentemente priva di fatti eclatanti di Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino, sono servite da canovaccio per la costruzione di uno spettacolo in cui convivono diversi linguaggi – dalla musica alla poesia, all’immagine – nella rappresentazione a cavallo tra antico e moderno dei grandi contrasti che animano l’arte barocca: ecco da un lato le arcigne parole del Cardinale Paleotti farsi quasi ironiche nella recitazione di alcune pagine del trattato “Delle immagini sacre e profane”; ecco dall’altro risuonare le note delle canzonette affrescate da Guercino sulle pareti della stanza della musica di Casa Pennisi a Cento; ecco ancora i versi della Gerusalemme liberata e l’Ecloga IV di Virgilio e una commistione tra le note di Henry Purcell e dei Pink Floyd.
La musica di quattro tastiere (un organo, un clavicembalo, una tastiera elettronica ed un computer), di tante diverse percusssioni, di un trombone tenore rinascimentale e di una voce di controtenore, tipica della vocalità barocca, si abbinano alla proiezione di molte tele e disegni del Guercino, in una esile scenografia che incornicia lo spazio scenico.
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