Nella cappella del Lycée Ampère a Lione, consacrata nel 1622, da diversi anni si svolge il « Festival de Musique Baroque ». Durante l’anno vengono presentate opere vocali o strumentali intorno a Haendel, Vivaldi, Bach, Monteverdi o ancora Frescobaldi, Rossi. Tra gli altri, quest’anno in programma Philippe Jaroussky,Patricia Petibon, Jennifer Halloway,e grandi direttori come Jean-Christophe Spinosi, Françoise Lasserre, Andrea Marcon… Ma tra i grandi, si muovono con talento I piccoli che poensano a crescere: lunedì sera, il CNSMD de Lyon ha presentato “La Dafne” di Marco Da Gagliano. Il libretto di questa favola in musica in un atto e prologo, composta nel 1608 – solo un anno dopo il famoso “Orfeo” di Monteverdi – è tratto dal primo libro delle Metamorfosi di Ovidio e scritto da Rinuccini. L’opera è stata composta in occasione delle nozze di un figlio del duca di Mantova; il matrimonio fu ritardato e “La Dafne” venne quindi rappresentata per la prima volta al palazzo ducale nel febbraio del 1608. È interessante notare che nello stesso anno fu composta anche l’“Arianna” di Monteverdi (perduta, di cui non resta che il celebre “Lamento”), commissionata dalla stessa casa. La musica di Da Gagliano è scritta nello stile puro dell’eloquenza teatrale, il recitar cantando. Segue meravigliosamente il testo poetico e mette particolarmente in risalto le arie. Inoltre, viene valorizzata dal lavoro eccellente sulla dizione e dall’approccio scenico scelto per i giovani cantanti del CNSMD. Non è facile gestire una mise en espace in questo luogo così piccolo ed in uno spazio così ridotto. ma la regia, o meglio la direzione della recitazione, il disegno luci di Deda Cristina Colonna permettono di entrare a meraviglia nel “recitar” tipico dell’opera. I musicisti sono divisi in due gruppi, sui lati del coro della chiesa, mentre i cantanti – tutti in nero tranne il capriccioso Amore, vestito di rosa – recitano su un palcoscenico rosso a due livelli, entrando ed uscendo di scena nella più totale fluidità dai lati o dal fondo del palcoscenico. Con semplici gesti, il coro rappresenta il pitone, o ancora il bosco di Venere ed Apollo. Il ritmo scenico si adatta perfettamente alla musica e ci consente di penetrare ancor meglio il testo. La regia è sostenuta dalla direzione musicale pulita, impegnata, dinamica e favorita dall’acustica del luogo del clavicembalista Jean-Marc Aymes, che fa parte del corpo docente del CNSMD dal 2009. Vocalmente, tutto il cast è estremamente omogeneo e tutti danno una lettura ben studiata e giusta dei vari
personaggi. Apollo oscilla tra i due registri del guerriero valoroso e dell’innamorato abbandonato, esibendo un timbro dotato di un calore naturale che ci fa trasalire di gioia alla sua vittoria sul pitone, o piangere di tristezza quando perde l’amore. Tirsi ci offre un racconto della metamorfosi delicato e meravigliato, quando la voce del giovane tenore ci trasporta nel sovrannaturale con una sconcertante facilità. Il poeta e filosofo Ovidio si presenta in quanto oratore, Amore si muove a suo agio nel registro capriccioso, Venere si fa forte della sua esperienza amorosa e Dafne respira umiltà e devozione a Diana. I saluti finali sono accompagnati da un coro di Orazio Vecchi, che incita a vivere nella gioia, fuggendo la pena e la noia, poichésolo l’allegria dà felicità all’anima ed al cuore: “Viva l’amore!” Ed usciamo dallo spettacolo pieni d’allegria!
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