Programma di sala ‘Lesbina e Milo’
La natura originale dell’intermezzo ‘Lesbina e Milo’ è quella di un’azione leggera in tre scene separate, che
interrompe un flusso serio e che a sua volta da questo viene interrotta. E quale affare più serio, oggi, della
vicenda-Covid non ancora risolta, quando i teatri chiudono e la comunità artistica patisce l’asfissia imposta
dalle conseguenze della pandemia? I due personaggi sono inseriti in un meccanismo che lascia loro solo
temporaneamente la possibilità di cercarsi e di tentare un approccio, senza che mai il loro incontro possa
concretizzarsi appieno. Nel nostro allestimento, tra un atto e l’altro dell’intermezzo comico, immagini di
teatri abbandonati presentano allo spettatore l’opportunità di contemplare un mondo in cui la bellezza è
appassita, in cui la magia del teatro è ridotta ad ammassi senza senso di frammenti di scenografie.
I due personaggi sono piuttosto stereotipati, ma delineati chiaramente nel libretto: Lesbina è più esperta di
Milo, ha conosciuto altri uomini ed è avvezza alle dinamiche della seduzione. Mette costantemente in dubbio
e ridicolizza la virilità di Milo, lo taccia d’essere fifone e di non essere esperto in amore; predatrice e rapace,
se la immagino tra le macerie di un teatro abbandonato la vedo mentre cerca con cinismo, per vedere se è
rimasto qualcosa da rubare. Nella rovina ha paura, è disillusa e reagisce accumulando.
Milo è giovane e pensa di conquistare Lesbina vantando esperienze guerresche e grandi prodezze amorose.
Non conosce davvero l’amore e cade nel tranello di Lesbina. Tra le macerie di un teatro abbandonato forse
Milo cercherebbe un residuo di costume, una maschera, un brandello di sipario, qualcosa per allestire
comunque uno spettacolo. Come Lesbina ha paura, ma reagisce illudendosi e tentando di costruire: ci prova.
Nel finale, celebriamo l’hic et nunc di questa apertura di stagione: finché intorno ad una prima si riuniscono
le persone che servono ad allestire uno spettacolo, c’è speranza; a Jesi si ricomincia.