“La serva scaltra” si presenta già nel titolo come un intermezzo comico; i nomi dei due personaggi Dorilla e Balanzone rimandano a quella Commedia dell’Arte che rese l’Italia tanto famosa all’estero nel Seicento e nel Settecento, genere teatrale totale in cui le competenze dell’attore si fondono con quelle del danzatore e non escludono il canto, la giocoleria, l’acrobazia.
La Commedia dell’Arte è il genere di riferimento del nostro spettacolo, che seppur filologico nelle intenzioni di fondo, non si propone come una ricostruzione. “Dorilla e Balanzone” fu rappresentato come intermezzo, probabilmente a sipario chiuso, in proscenio, per intrattenere il pubblico durante i cambi scena di un’opera seria di Hasse, il “Tigrane”. Anche questa caratteristica – cioè l’essere rappresentabile in uno spazio scenico quasi bidimensionale, senza tempo e senza luogo – lo avvicina nella struttura alla Commedia dell’Arte. I personaggi si raccontano già nel nome, manca loro la profondità individuale dello studio psicologico che sarà tipico del teatro ottocentesco, si esprimono nell’azione, vivono quasi come marionette. Per queste ragioni abbiamo voluto una scenografia senza spessore – bidimensionale appunto – nella quale i personaggi risultano come sospesi in una finzione di sapore antico, affidata alla bravura degli interpreti attraverso la struttura stessa dell’azione.
Per la coreografia del “Ballo di Villano” che conclude l’intermezzo, la tradizione della Commedia dell’Arte italiana in Germania ci ha tramandato un testo di riferimento, la “Neue und Cuerieuse Theatralische Tanz-Schule” o “Nuova e Curiosa Scuola de’ Balli Theatrali”, pubblicato a Norimberga nel 1716 dal maestro di ballo italiano Gregorio Lambranzi. Nel trattato di Lambranzi sono ritratti i personaggi grotteschi e le maschere ai quali ci siamo ispirati per le figure dei villani, personaggi muti che oltre a figurare nel ballo finale aiutano Dorilla nella realizzazione della burla ai danni di Balanzone. Rispetto alla partitura originale di Hasse, che comprendeva il “Ballo di Villano” come unica danza, sono state operate alcune aggiunte, tratte da altri intermezzi comici dello stesso compositore, per consentire lo sviluppo delle scene grottesche.