Il gusto della farsa
[…]
Un bel successo è arriso anche ad un’altra, forse ancor più significativa proposta dell’autunno musicale novarese al Teatro Coccia: l’intermezzo di Johann Adolf Hasse La Serva Scaltra, ovvero la moglie a forza(Dorilla e Balanzone). […] In questo caso lo spettacolo, interamente prodotto dal Coccia, è affidato alla raffinata mano registica di Deda Cristina Colonna, che ha pensato ad una messa in scena ispirata alle maschere della Commedia dell’Arte, operando delle aggiunte per le coreografie del “Ballo di Villano” che conclude l’intermezzo, all’interno del quale vengono ritratte maschere e figure grottesche e personaggi mut che aiutano l’astuta serva Dorilla. […] Davvero mirabile la bacchetta di Massimiliano Toni alla testa dell’ensemble strumentale La Terza Prattica, formato da strumenti originali. Un complesso che suona senza pedanti intenti filologici, bensì con spontanea freschezza. Questo piccolo gioiello esecutivo si sposa alla perfezione con il giocoso tratto registico e coreografico dello spettacolo […].
Alessandro Mormile
L’opera, Dicembre 2005
 
Nella nicchia dell’opera barocca
Non siamo in molti: partecipa chi ha interesse. Quello vero, che fa affrontare il freddo. Perché l’opera barocca non la trovi al supermercato della comunicazione, alla multisala del divertimanto. La devi andare a cercare nella nicchia, spostare la tendina azzurra e guardare tra le cose piccole e preziose. Impolverate, certo. Ma un colpo di straccio ben dato fa riaffiorare superfici di una lucentezza strabiliante. “La serva scaltra” ovvero La moglie a forza. Intermezzo in musica in atto unico e tre parti. Musica di Johann Adolf Hasse. […]
La lettura di Massimiliano Toni, maestro concertatore e direttore al cembalo, rende tutto veramente comunicativo: pochi gesti, quasi da officiante benedicente, ai quali l’Ensembe strumentale “La Terza Prattica” risponde con energia, sempre “attivamente”, puntualmente, “in avanti”. Un gruppo omogeneo ed equilibrato, formato da una base di strumenti ad arco (chi afferma che gli strumenti barocchi sono stonati dovrà ricredersi)  ed arricchito da alcune “colori”: la chitarra spagnola, il fagotto, il flauto dolce, cimbali, raganella. Tutto filologico, tutto vivo. meglio, vitale.
L’intermezzo si avvia alla conclusione con l’entrata in scena della danza: il tocco, in punta di scarpette, di Deda Cristina Colonna, regista “in toto” del riuscito lavoro novarese. La danza dei villani è il trionfo delle scene grottesche: attori pantomimici, maschere che volteggiano, personaggi del Fantabosco: passa un pretino con baldacchino a forma di papera, incrociano i loro bastoni i contadini ninja. Si muovono in rigoroso stile. Un’impennata che ci porta di un fiato al finale: il matrimonio, dove Dorilla si presenta in scena con una parrucca alta ben diciotto metri! Da sgranare gli occhi. Grottesco. Applausi convinti chiudono il sipario. Ora toccherà aspettare. perché l’opera barocca non la trovi al supermercato della comunicazione, alla multisala del divertimanto. La devi andare a cercare nella nicchia, spostare la tendina azzurra e guardare tra le cose piccole e preziose.
Diego Ragazzo
Il Corriere di Novara, 30.11.2005
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